“La felicità è vera solo se condivisa”: è realmente così?


Ho iniziato a pormi questa domanda da quando ho visto il famosissimo film “Into the wild”. Christopher McCandless ha scritto questa frase qualche tempo prima di morire.

Questo ragazzo ha ispirato e continua ad ispirare un sacco di persone nel mondo, me compresa. Allo stesso tempo tanti lo criticano per la sua scelta di abbandonare tutto (famiglia, carriera, società) senza essere realmente preparato per sopravvivere nelle terre selvagge (è stato trovato morto in un bus abbandonato in Alaska, probabilmente di fame o avvelenato da bacche selvatiche).

Autoscatto dal Magic Bus, Christopher McCandless

Non è facile scrivere di lui né parlare delle sue scelte senza sfociare in un giudizio (positivo o negativo che sia). Ricordo ancora Paola Maugeri in radio qualche settimana fa, mentre parlava di lui con parole ponderate, miste tra l’ammirazione per la sua coraggiosa scelta e la tristezza per la sua tremenda fine. Non voglio parlare di lui né delle sue scelte (condivisibili o meno da chiunque), ma di quella frase che mi ha folgorato e al contempo mi ha dato da pensare. A distanza di anni ancora mi dà da pensare e finalmente credo di aver trovato una mia opinione a riguardo.

“Happiness (is) only real when shared”
“La felicità è reale solo se condivisa”

Ho iniziato a chiedermi se ero d’accordo con questa frase, oltre che a cercare cosa avesse scritto realmente in inglese, per darne una mia personale interpretazione. Ne ho parlato diverse volte con degli amici, tutti con diverse opinioni a riguardo.

Prima interpretazione.

La felicità che provo, se non fossi in compagnia di qualcuno (compagno o amico che sia), non sarebbe felicità vera? Ma scherziamo?! Conosco alcune persone che non riuscirebbero mai a viaggiare da sole, perché “non se la sentono” o per altri motivi. Di conseguenza danno della pazza a me o a chi vive questa esperienza perché non comprendono a fondo ciò che ci spinge a partire in solitaria.

Ho viaggiato da sola diverse volte e molte delle emozioni provate (tra cui proprio felicità) sono affiorate mentre mi trovavo senza nessuno intorno o comunque senza nessun compagno di viaggio (qualche esempio? Un momento di relax in ostello a Bologna, una passeggiata per le vie di Chiang Mai, un tramonto in volo).

Relax in ostello, Bologna

Se, con quella frase, intendeva affermare quel concetto, non sono affatto d’accordo perché significherebbe affermare l’esistenza di sentimenti di serie A e di serie B.

La gioia che provo quando sono con Marco o con gli Amici (veri) non si può paragonare alla felicità che provo quando viaggio da sola. Per me sono sullo stesso piano anche se diverse.

La felicità di godere insieme di un magnifico tramonto sotto casa
La felicità di ammirare Trieste al crepuscolo, sola soletta

Seconda interpretazione

Questa frase potrebbe voler anche dire “la felicità è reale quando si fanno degli incontri e si condividono pezzi di vita insieme“.
Ci ho pensato tanto e si. Potrebbe essere.
Christopher McCandless, prima di ritirarsi in Alaska, ha incontrato molte persone, passato del tempo con loro, ed ognuno di essi gli ha dato qualcosa.

Il viaggio è ancor più bello quando si incontrano altre persone, che siano altri viaggiatori o gente locale.

Durante i miei viaggi, soprattutto quelli in solitaria, ho incontrato tante persone, chi per una giornata intera, chi per poche ore, chi per un selfie, chi per una settimana intera. Ognuna di loro ha riempito il mio bagaglio delle emozioni, un bagaglio che ho riportato colmo di gioia e felicità.

Un’intera famiglia Thai mi ha invitato a fare un pic nic con loro!

Terza interpretazione

La felicità intesa come la gioia della condivisione.

Raccontare agli altri la propria storia, gli incontri, le proprie scoperte, emozioni e consapevolezze.

Che poi non è così distante da ciò che faccio io.
Scrivere qui.
Condividere pezzi di vita e di viaggio.
Condividere emozioni, tra cui proprio la felicità.
Non siete in mia compagnia quando viaggio, è vero, ma quando scrivo sul blog, quando aggiorno la pagina Facebook, quando ricevo i vostri commenti, complimenti e richieste di aiuto, so che in qualche modo sono arrivata a voi.
E questo mi basta per provare una doppia felicità.

Non c’è un’unica interpretazione a questa frase che ha scritto.

Quello che Chris voleva dire lo sa solo lui, possiamo cercare di fare nostra quella frase e dargli un significato, un significato che ha un valore solo nostro. E questo può essere condivisibile o meno da altre persone, amici, parenti, fidanzati che siano.
Lasciamo perdere i giudizi che gli altri hanno di noi.
Fottiamocene: ciò che proviamo lo sappiamo solo noi.

E se proviamo felicità, che siamo soli o in compagnia… è felicità vera. Perché è la nostra. Nessuno ci può dire quando e con chi provarla. Siamo liberi. Ricordiamocelo sempre.

La felicità di essere immersa nei colori dei tulipani



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