L’insostenibile rientro da un lungo viaggio


Siamo tornati dal nostro viaggio in Thailandia da 4 giorni.
Eppure non passa.
Non sto parlando del jet lag, quello prima o poi va via.
Sto parlando delle sensazioni, delle emozioni, della percezione che qui in Italia, ancora non siamo tornati, almeno non con la testa né con l’anima.

Non sono sola a provare queste sensazioni.

Tanti amici travel blogger, ma anche alcuni miei amici che amano viaggiare.
Questo mi fa sentire meno sola.
Anche se quando provi queste cose sembri essere inconsolabile.

A partire dal volo di rientro.
Mi sono ritrovata a singhiozzare durante il decollo.
Ma non per la paura, stavolta no.
Piangevo perché stavo guardando Bangkok dal finestrino e proprio lei mi ha rivolto una domanda che non riesco a togliermi dalla testa, perché non ha risposta. Almeno per ora.
Quando ci rivedremo?

Quella sensazione che provi appena sveglia, dopo la prima notte dal ritorno, e ti chiedi “dove sono?!”. Perché hai cambiato letto per venti giorni e ti sei abituata talmente tanto a dormire in letti diversi che quando ritorni a casa quasi non ti ricordi com’è il tuo.

L’impressione che stai andando contromano in strada, perché per tre settimane, per attraversare la strada a piedi o in bicicletta, prima guardavi a destra, poi a sinistra. Oppure quando ti trovavi sui mezzi locali e ti facevi la domanda “e adesso, fa la rotonda al contrario?!“.

Svegliarti al mattino con la voglia di scofanarti un piatto di lasagne (la voglia di cibo italiano non la si perde mai!) perché là è ora di pranzo e qui invece ti tocca un cappuccino (di soia) con brioche o qualche biscottino.
Per poi, ovviamente, ritrovarti alle 10 del mattino a fare una piccola pausa pranzo (con dei sushi comprati al supermercato, nel mio caso di oggi).

Ritrovarti nuovamente col magone mentre stai selezionando le fotografie e i video da mostrare a parenti e amici. Ogni foto, ogni video ti riporta indietro a quei momenti, quelle emozioni, quelle storie raccontate durante un massaggio, quei grazie e quei no detti col sorriso, a quel gattino siamese che tanto hai amato.

Per non parlare delle persone che ti chiedono “Com’è andato il viaggio? Bello?” Qui c’è da fare una distinzione: la mia risposta e quella di Marco. Lui non si espone troppo, anzi spesso tende a raccontare le esperienze poco piacevoli mentre io cerco di raccontare tutto ponendo l’accento sugli aspetti positivi. Se poi parliamo della Thailandia guai a chi me la tocca.

Quando rientri ti senti diverso da prima

Diverso e altrettanto arricchito, pronto a cambiare il tuo mondo, cercando di migliorarti anche nella vita di tutti i giorni.
Soprattutto quando viaggi in luoghi così diversi dal nostro mondo occidentale. Il rientro è sempre una botta.
Il viaggio ti porta una ricchezza interiore che nessun bene materiale potrà mai darti, non smetto mai di dirlo e continuerò a pensarlo finché vivrò. Il viaggio ti insegna cosa significa la tolleranza, ad accettare il diverso, ti porta anche ad arrabbiarti a volte, ma poi ritorna la curiosità, la voglia di scoprire, di conoscere una cultura, una tradizione, un popolo, sempre di più.

Il viaggio è una sete di vita che non finisce mai. E’ un ampliare a dismisura l’Amore per quel posto che noi chiamiamo Mondo.

E amo ritornare per lasciar sedimentare il viaggio, farlo arrivare dentro, piano piano (e poi scriverne, appena trovate le parole). A volte l’anima è ancora scossa e piena della vita appena vissuta che sento di avere scompensi, destabilizzazioni, emozioni e sensazioni strane, a volte insostenibili e insopportabili.
Avete mai sentito parlare di Mal d’Asia? O Mal d’Africa?
Penso proprio di sì, e alcuni di voi ne sono affetti.
Quando un viaggio ti entra dentro nel profondo c’è ben poco da fare se non provare tutto questo.

E allora ben vengano gli insostenibili rientri.

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